Gli inizi della mia attività risalgono al 1978 quando all'età di 14 anni mi sono iscritto alla scuola di liuteria di Cremona allora situata in palazzo Raimondi. All'epoca la mia principale passione era la musica leggera e suonavo alcune chitarre che mi ero costruito nel tempo lasciato libero dalla scuola. Erano gli anni del dibattito forma interna/forma esterna, il mio maestro Gio Batta Morassi, sostenitore della forma esterna, aveva però la lungimiranza di insegnare utilizzando entrambi i metodi costruttivi. Secondo me questa esperienza è stata positiva e ha permesso a noi allievi, una volta diplomati, di scegliere e affinare un metodo e stile personali. Ricordo di aver vissuto superficialmente quel momento storico, probabilmente a causa della mia giovane età. Nel 1972 uscì il libro di Sacconi "I Segreti di Stradivari". Circa a metà del mio percorso scolastico ebbi l'opportunità di cominciare a studiarlo ed iniziai ad appassionarmi al sistema di costruzione cremonese soprattutto in riferimento all'uso della forma interna, metodo che uso tuttora ma che non seguo alla lettera: ad esempio eseguo la filettatura e la sgusciatura a cassa aperta. Mi affascina utilizzare la forma interna perché permette una notevole elasticità e personalizzazione del lavoro ed una maggior libertà nel variare i livelli estetici ed i volumi rispetto al metodo francese. Con semplici modifiche, che sono possibili in qualsiasi momento e possono essere effettuate in modo diverso su ogni strumento, si possono infatti ottenere risultati acustici ed estetici ricchi di sfumature. Nel corso del tempo ho iniziato ad appassionarmi anche alla liuteria classica cremonese e ai reperti Stradivariani, mi sono divertito a studiare e ricostruire i vari metodi utilizzati dal Maestro e ad integrarli nel mio lavoro. Non ho tuttavia uno strumento di Stradivari come riferimento preciso. Agli inizi della mia attività rispetto ad adesso c'era pochissima documentazione, in quegli anni l'unico poster in scala reale era "Il Cremonese" del 1715 costruito sulla forma G, prima o poi copiata da ogni liutaio. Successivamente ho cercato e seguito altri strumenti, probabilmente quelli che mi hanno più influenzato sono stati quelli della collezione Medicea perché molto ben conservati. Soprattutto la viola tenore, il violoncello, il violino Toscano del 1690 ed il violino Medici del 1716. Da un punto di vista filologico trovo interessante anche il Messia del 1716 a cui sono arrivato più tardi: dopo la viola tenore medicea è lo strumento meglio conservato e questa integrità consente di apprezzare tutti i dettagli del lavoro. Gli strumenti che più mi interessano dal punto di vista stilistico sono quelli dai quali è possibile capire come era fatto lo strumento quando usciva dalla bottega. Continuo a cercare negli strumenti classici i dettagli che più mi piacciono ma ho abbandonato il sistema di prendere il poster, fare la fotocopia e ricavare la forma. A Cremona abbiamo le forme originali di Stradivari e penso sia più sensato partire da lì. Purtroppo e inspiegabilmente a tutt’oggi non è disponibile una documentazione dettagliata e affidabile di questi reperti custoditi al Museo. Chi volesse avere notizie e dati deve necessariamente rivolgersi a studi e pubblicazioni di autori stranieri acquistando costosi libri non alla portata di tutti. Una imperdonabile carenza che spero verrà al più presto colmata dai curatori del nuovo Museo del violino. Per me è fondamentale trarre ispirazione dai canoni costruttivi di strumenti di cui conosco la resa acustica, l'etichetta di Stradivari non è assoluta garanzia di qualità sonora ed è necessario avere conferme dall’ascolto diretto del suono dello strumento. Ho ristretto i miei modelli costruttivi alle tre forme stradivariane P, PG e G, quelle di grande formato. I violini costruiti su queste tre forme mi interessano perché molto spesso si rivelano i migliori secondo gli standard musicali attuali e solitamente sono in uso ai maggiori solisti. Utilizzo anche una forma su modello Guarneri del Gesù per gli interessanti risvolti acustici che può offrire il lavoro di questo liutaio e una forma su modello Andrea Guarneri per la viola, che ritengo superiore acusticamente alle viole Stradivariane. Un fattore determinate ai fini della miglior resa acustica è la bombatura delle tavole che può variare secondo le caratteristiche del legno che utilizzo, l'esperienza mi permette di capire le differenze che comporta l’effettuare una bombatura più alta o più bassa, più sgusciata o meno sgusciata...in questo modo posso piano piano arrivare ad un risultato acustico ottimale. Mi sono principalmente focalizzato sulla costruzione dei violini, ma ho costruito anche circa 15 violoncelli e una decina di viole: attualmente ne sto realizzando una ma non so quando la finirò perché è fuori ordinazione e gli strumenti commissionati hanno ovviamente la precedenza. Il suono ideale del mio violino e' un suono da 'solista', con buona potenza e proiezione del suono ma a volte, un po’ meno aggressività e un timbro più caldo, ottenibili attraverso l’uso di legni con caratteristiche diverse, possono offrire risultati egualmente apprezzabili. Niente è lasciato al caso, anche se ci sono molte variabili che contribuiscono ad un diverso risultato finale, non ultima l'esigenza di chi riceverà lo strumento. Mi sembra che in molti casi la differenza sostanziale tra la mia generazione e quella attuale sia legata all'attenzione e alla concentrazione dedicata alla qualità del lavoro. Il fatto che al giorno d'oggi ci sia una grande disponibilità di informazioni e una maggiore facilità nel trovare molto materiale (attrezzi, vernici, fotografie, libri) e' a mio avviso un'arma a doppio taglio, perché può portare ad una conoscenza più superficiale dal punto di vista tecnico, forse troppo nozionistica senza che questo porti ad una reale evoluzione e crescita professionale. All'inizio dell'attività professionale mia e dei miei compagni di corso mancavano il bagaglio di informazioni e la scelta di attrezzi disponibili ora, dovevamo principalmente impiegare il nostro tempo al banco, sviluppando così il massimo delle nostre abilita' e della nostra fantasia. http://www.davidesora.it/