In che modo si è avvicinato alla musica e alla composizione?
 
Mi sono avvicinato alla musica grazie ad una tastiera regalata da uno zio a mio fratello. Avevo 8 anni e non sopportavo più l’insistenza dei miei genitori che chiedevano a lui di prendere lezioni private di pianoforte, suonava molto ad orecchio e iniziava a dare soddisfazioni. Per salvarlo dall’insistenza mi proposi io di prendere lezioni al suo posto, con la preghiera di lasciarlo in pace. Fu così che iniziai a studiare da una cugina di mia madre, pianista e violoncellista, entrai in conservatorio frequentando la scuola media annessa. Lo studio della composizione è iniziato durante i corsi di armonia complementare, analizzando le prime partiture e vedendo le forme e le strutture di ogni brano mi si è aperto un mondo bellissimo! La scintilla brillò con gli Studi di Ligeti per pianoforte solo, capolavori assoluti.  
 
La musica barocca era sostanzialmente intrattenimento, la musica romantica era specchio dell’anima individualista borghese, ogni epoca ha trovato una corrispondenza identitaria nella musica: quale può essere il riferimento alla nostra società per la musica contemporanea in generale?
 
Non è una domanda molto semplice e penso anche più adatta a un musicologo piuttosto che a un compositore, ma ci provo ugualmente. Innanzi tutto questa parola “contemporanea” vuol dire tutto e nulla, se devo pensare alla musica “scritta” in questi giorni, c’è davvero un po’ di tutto, dal tormentone del primo analfabeta di turno, alla musica di qualità, le varie forme di jazz, rock, pop più o meno interessanti e rispettose, alle pretese di partiture che contengono in sé le somme verità e pronte a risolvere finalmente l’irrisolto problemadell’esistenza umana o della fusione nucleare. Forse quest’epoca non ha e non può avere una corrispondenza unitaria.  
 
Il grande pubblico sembra preferire musica assai semplice oggi: secondo lei è segno di problemi di comunicazione o di complessità insite nella stessa musica contemporanea la difficoltà di ricezione di quest’ultima?
 
I lettori di questa intervista sono tutti maggiorenni? Visto che non penso lo siano, mi tratterrò dal dare una risposta eccessivamente forte e dettata dall’impulso. Procediamo con calma. Innanzi tutto bisogna essere sinceri e dire che molta musica scritta nell’ultimo secolo non si è rivolta a nessuno, neanche ad un pubblico elitario quindi come pretendere addirittura il grande pubblico? Molti si lamentano che in questo periodo c’è poca musica, pochi concerti, ma io penso esattamente il contrario, ce n’è fin troppa! Siamo invasi, le cavallette bibliche fanno un baffo al bombardamento di note a cui siamo sottoposti. Dobbiamo ascoltare e non sentire, abbiamo bisogno di tempo, di silenzio e di buona musica, di qualsiasi genere essa sia.Ognuno di noi ascolta solo quello che gli viene imposto!
 
Quale può essere la strada per recuperare il grande pubblico alle nuove musiche?
 
Bisogna recuperarlo per forza? Sia la musica d’intrattenimento barocca che quella romantica non erano per tutti, ma penso che dobbiamo continuare a scrivere musica di qualità, che piaccia soprattutto agli esecutori che sono il veicolo con il pubblico. Si pensa che il pubblico sia stupido, ma non lo è assolutamente.
 
La musica contemporanea sembra aver raggiunto punte estreme di individualismo e di sperimentalismo, nel senso che ogni compositore è un microcosmo a sé stante e ogni composizione ha riferimento solo a sé; quello che era una volta detto “stile” o corrente artistica manca del tutto, come sembra, oppure vi è una direzione per il futuro in qualche modo ravvisabile nel presente?
 
Penso che tra i nuovi compositori ci siano invece diversi stili molto riconoscibili, diverse scuole più o meno interessanti. Mi auguro che la bellezza del suono, la poesia e le emozioni che la musica evoca prendano il posto di tendenze ormai obsolete.