GENZINI: Alessandra,stai vivendo un periodo molto intenso della tua giovane carriera, come ti sei avvicinata alla musica ed in particolare al violoncello?
 
CEFALIELLO: la mia storia inizia una sera, sul divano di casa mia, guardando "Bravo Bravissimo" vecchio programma con Mike Bongiorno, nel quale si esibivano dei giovanissimi artisti in diverse discipline, quali il canto, la danza, recitazione o musica e, quella fatidica sera, a portarsi la vittoria a casa fu un giovane violoncellista (credo di 9 anni). Bisogna fare, però, una bella premessa dicendo che nella mia famiglia, di certo c'è sempre stato il culto della musica; mia mamma aveva studiato in conservatorio chitarra classica e ha sempre ascoltato tantissima musica, affinando l'orecchio e creando un proprio gusto musicale (preparava gli esami di medicina con la cuffia in testa e qualche opera importante di sottofondo), mio papà è, ancora adesso un grandissimo musicista autodidatta e cantautore eccezionale (a parer mio) che però ha intrapreso un'altra strada, decidendo di rimanere nell'anonimato ma comunque un artista. Ma torniamo a quella fatidica sera...all'epoca avevo 5 anni, mia sorella 6 e mezzo e aveva già iniziato a suonare il pianoforte (11 anni dopo sarebbe passata a suonare il fagotto, spinta dal suo grande desiderio di suonare in orchestra o in formazioni cameristiche) e devo dire, che i miei genitori avevano spesso provato a chiedermi se volessi fare alcune delle attività musicali o sportive che offriva la scuola elementare che frequentavamo entrambe, ottenendo scarsi risultati. Non so cosa mi prese quella sera, forse l'aver visto un bambino così piccolo suonare, oppure sentire la voce di questo magnifico strumento, sta di fatto che era arrivata l'ora della nanna e mamma, come ogni sera (se non lavorava) ci portava a letto, ci faceva dire una preghierina e ci rimboccava le coperte e quella sera era filato tutto liscio, finchè un esserino con la faccia furbetta e i capelli ricci non si alzò sul letto dicendo: "basta! Voi avete deciso tutto della mia vita! O il minibasket o la pallavolo o il pianoforte! No! Io voglio suonare il VIOLONCINO!!!" Ci tengo a sottolineare che avevo 5 anni e che un attegiamento del genere, nella mia famiglia, non era ammissibile..in effetti mia mamma rimase abbastanza interdetta (successivamente mi raccontò che era seriamente indecisa se tirarmi un ceffone o scoppiare a ridere) ma, da donna di grande cuore quale è, mi guardò e disse: "Aspetta Ale, fammi capire qual è il violoncino, quello che si suona in piedi o quello che si suona da seduti?" e io, che non avevo fatto una piega e avevo ancora un'espressione corrucciata, tipica dei bambini un pò capricciosi, risposi con fermezza: "quello che si suona da seduti!" e devo dire che, se quella sera mia madre non mi avesse preso sul serio, forse adesso non starei raccontando tutto questo. Pochi giorni dopo, per caso, si trovò a raccontare l'avvenuto ad un caro amico di famiglia, Massimo Mannacio, senza rendersi conto che stava parlando con un violoncellista. Lui fù felicissimo e molto presto divenne il mio primo Maestro che mi insegnava, letteralmente a giocare col violoncello. Se penso che, per diverso tempo, non ho saputo di suonare le scale e gli arpeggi in tutte le tonalità, ma, per me, era sempre la canzoncina de "gli aristogatti" fatta in tanti "modi" diversi, mi viene ancora da ridere...e così ci sono tanti altri esempi divertenti; a 7 anni mi fece fare il mio primo concerto nel teatrino della mia scuola elementare insieme ad altri bambini che, come me avevano iniziato a suonare uno strumento; suonavo tantissimo in duo con mia sorella Paola e in piccole formazioni orchestrali o di quartetto. Pochi anni dopo, zio Massimo (così l'avevo sempre chiamato) propose a mia madre di farmi entrare in Conservatorio. Io non sapevo neanche cosa fosse un Conservatorio ma quando mia madre mi disse che era "l'Università della musica" non esitai un attimo a dire di si. Comincia così la preparazione per gli esami d'ammissione... il mio caro maestro, che aveva capito che tipo ero, mi faceva giocare anche con gli studi del "Dotzauer 113"; sapeva che mi piaceva esagerare e fare tutto velocissimo (allora avevo un'inclinazione abbastanza evidente al virtuosismo) e mi chiedeva di fargli sentire gli esercizi sempre più veloce di come li avessi preparati, oppure mi provocava facendomi eseguire altri studi a prima vista e così fino alla fine. Poi arrivò il giorno dell'esame..e chi se la scorda l'agitazione..entrai in aula, i maestri della commissione mi stuzzicavano, bonariamente, per farmi tranquillizzare e cominciai a suonare. Dall'altra parte c'erano mia madre e Massimo (che insegna quartetto nello stesso Conservatorio) con l'orecchio attaccato alla porta che cercavano di sentire tutto, ancora più agitati di me..fu motivo di grande orgoglio per me e per la mia famiglia sapere che ero la più giovane violoncellista che si era presentata e che aveva superato l'esame col voto più alto (9 o 9e 50) e soprattutto che, grazie a questo risultato potevo decidere chi sarebbe stato il mio insegnante. Iniziai così a studiare col Maestro Vito Paternoster che mi ha accompagnata fino al diploma. A lui devo tantissime cose, mi ha insegnato la tecnica, quella più difficile, la serietà in quello che faccio ma soprattutto mi ha trasmesso la musicalità e l'eleganza che tanto gli appartengono e che fanno di lui il grande maestro e artista che è. Ancora oggi, dopo tanto tempo che non studio con lui, in molti mi fanno complimenti e, alla domanda: "con chi ti sei diplomata?" - "con Vito Paternoster!" la risposta è quasi sempre " Aaah, adesso ho capito tutto!" ...ritrovano in me la sua impronta e questo, per me, è motivo di grande orgoglio. Attualmente studio con Giovanni Sollima presso l'accademia Santa Cecilia di Roma e (insieme al mio quartetto) col Quartetto di Cremona presso l'Accademia Stauffer e mi accorgo che sono due esperienze molto diverse, poichè a Roma studio il repertorio solistico e a Cremona quello quartettistico ma estremamente formative. Avere a che fare con grandi artisti che girano il mondo e che cercano, umilmente, di trasmetterti e insegnarti tutto il loro sapere è una fortuna immensa, sicuramente tra le esperienze che, per sempre rimarranno più significative. Ma tante altre cose sono state utili alla mia formazione, in primis l'essere sempre valorizzata e considerata negli ambienti musicali, o anche l'aver fatto per tanto tempo corsi estivi, a contatto con tanti ragazzi bravissimi, l'essere cresciuta in una bella famiglia dove spesso si facevano lunghe cantate al chiaro di luna, col papà alla chitarra, io al violoncello, mamma e nonna (anche lei pianista a livello amatoriale) alla voce e mia sorella al fagotto (e non si suonava musica classica). E' stato importante trovarsi a suonare in mezzo alla strada con degli amici, giusto per il gusto di suonare o ad accompagnare cene o cerimonie per guadagnare qualche soldo, senza mai vergognarmi o preoccuparmi di sminuire l'arte, perchè se uno è un artista, lo sarà sempre, sia che suoni nel grande Teatro, sia che lo faccia per strada o in situazioni di minor rilievo (come il mio papà).
 
GENZINI: Quali caratteristiche deve avere per te il suono ideale del violoncello?
 
CEFALIELLO: Secondo me il violoncello è un strumento meraviglioso, con una voce, per natura, bella. Certo, avere uno strumento di liuteria, piuttosto che di fabbrica, avere delle buone corde (ahimè costose) piuttosto che delle corde scadenti (comunque costose) sono tutti vantaggi che possono aiutare a tirar fuori un bel suono, ma il suono ideale, per me, non esiste. Avrei tanti esempi di musicisti italiani e stranieri che hanno un suono pazzesco, invidiabile, commovente ma credo che sia comunque esito di un grande talento coltivato. Basti pensare al fatto che nessuno ti può insegnare il suono! Ti possono insegnare a tirar fuori più o meno quantità di suono, a emettere un suono più pulito, di qualità ma non si può insegnare il suono ideale..o il talento. E' una cosa che c'è o non c'è.. anche per questo si può, ed è bello riconoscere il suono di Tizio dal suono di Caio che non avranno mai il suono di Sempronio e viceversa. Questa cosa mi è stata ancora più chiara quando un violinista molto bravo e conosciuto, trovandosi a casa mia, una sera, prese in mano il violino (di fabbrica) che regalammo al mio papà per un compleanno e tirò fuori un suono bellissimo, il suo suono, lasciandoci sbigottiti poichè nessuno di noi, in famiglia, avrebbe mai creduto che un violino del genere potesse suonare così. Anch'io, per esempio, ho avuto uno strumento di liuteria con diversi problemi che ho usato per circa 10 anni..ho montato 4 corde larsen, 2 larsen e 2 spirocore (formula preferita dalla maggior parte dei violoncellisti) ho provato (confesso, per pigrizia e non curanza) a non cambiare le corde per diversi anni, a cambiarle più o meno ogni 8 mesi-1 anno..anche quando ho cambiato strumento, di recente e montato delle corde buone, la cosa più evidente era che il mio suono era sempre il mio suono, più o meno potente o pulito ma è il mio suono, che piaccia o no! Detto questo, sicuramente, quando provo uno strumento, prediligo violoncelli con parecchi armonici, timbro ben definito e suono ben proiettato con dei bassi scuri ma mai troppo aggressivi.
 
GENZINI: Quali sono i tuoi autori preferiti?
 
CEFALIELLO: Quando mi fanno questa domanda sono sempre molto combattuta e triste di dover scegliere, poi da quando suono in quartetto mi sembra di non riuscire più ad identificare un mio autore preferito. Ogni volta che affrontiamo un nuovo compositore credo che sia quello il mio preferito, anche perchè, la letteratura quartettistica è immensa e tutta stupenda e in realtà questo avviene anche quando studio il repertorio solitico, ma dei nomi credo di poterli fare lo stesso. Mi piace tantissimo Dvorak per la sua varietà, Beethoven e Schubert per la loro capacità di toccare le corde più profonde del mio animo, Chopin per la sua poesia e Brahms per la sua natura "aulicamente popolare"; non posso non menzionare, però, anche due autori che amo per la loro geniale completezza, capaci di divertire e commuovere allo stesso tempo e sono Haydn e Mozart.